Molla il cellulare!

Quello di mollare il cellulare per dedicarsi alle persone vere e’ un messaggio ricorrente: per molti e’ un proposito per l’anno nuovo, per altri e’ un ordine perentorio da dare a mariti/mogli/figli/fratelli/amici che vivono costantemente online.

Dalle parole ai fatti

Qui in Spagna da un mesetto in TV trasmettono lo spot pubblicitario natalizio di IKEA, che ci consiglia di: “disconnetterci dalle reti sociali e tornare a connetterci con chi abbiamo accanto”.
Si tratta di un filmato di circa 3 minuti che racconta di un concorso al quale partecipano 5 famiglie, sedute a tavole addobbate. Una voce fuori campo spiega l’unica regola: “Se rispondi esattamente resti; se sbagli, ti alzi e te ne vai”.

Giochi da tavola

Le prime sono domande sul funzionamento delle reti sociali e la vita privata di personaggi famosi, alle quali i partecipanti rispondono, spavaldi, in modo impeccabile.
Poi arrivano le domande riguardanti la storia e la vita vera dei propri familiari. Si chiede: “qual’e’ esattamente il lavoro di tuo padre”,“ quale sogno tua moglie vuole ancora realizzare”, “come si sono conosciuti i tuoi genitori”, e altri quesiti, tutto sommato semplici, ma che riguardano la sfera piu’ intima dei commensali. E qui c’e’ l’inghippo: i partecipanti, a partire dai piu’ giovani, uno a uno abbandonano la tavola imbandita. Rimangono seduti solo i piu’ anziani, forse gli unici ancora abituati a relazionarsi solo con persone in carne ed ossa.

Consapevolezza

Mi sorprende soprattutto una ragazza: prima baldanzosa mentre dimostra di conoscere minuziosamente la vita sentimentale di una coppia di famosi, poi stupita, confusa e desolata quando si rende conto che non ha la minima idea di come i suoi genitori si sono innamorati, o dove sono stati in viaggio di nozze.

Lieto fine

Alla fine tutti tornano a tavola, ormai consapevoli e desiderosi di relazionarsi realmente l’un l’altro, e chiudono i cellulari in una cassa.
Questo spot e’, secondo me, riuscito a trasmettere le emozioni autentiche che questi atteggiamenti generano.
Ikea dichiara coerentemente di sospendere le sue attivita’ sulle reti sociali per il periodo natalizio, e questo mi sembra un comportamento da imitare.

Buoni propositi e auguri!

Lo spot e’ in spagnolo; lo trovi cliccando qui.
Ti auguro momenti, ore e giorni felici, accanto a chi ti fa battere il cuore, e di provare sensazioni di gioia vera, non virtuale
E gia’ che ci sono ti auguro un anno migliore dei precedenti, magari pieno di viaggi a Fuerteventura.
A presto, Laura.

Sai quali sono i tuoi valori?

Pensi di vivere in armonia con essi, o magari invece stai vivendo un CONFLITTO DI VALORI?

Ognuno di noi ha i suoi pilastri, le fondamenta sulle quali si regge la propria esistenza: chiamiamoli valori.

Intendo per valori positivi cio’ che riteniamo imprescindibile per raggiungere il nostro benessere, mentre definisco valori negativi cio’ che repelliamo, che detestiamo e da cui vogliamo stare lontani.

Dare un nome alle emozioni

Solitamente li definiamo con nominalizzazioni, ovvero trasformiamo in grammatica una sensazione, un fenomeno emotivo, un sentimento, un’emozione.

Scoprire i tuoi valori e’ fondamentale per capire se cio’ che vivi ogni giorno e’ conforme ai tuoi principi, o se – al contrario – il tuo lavoro e le tue attivita’ quotidiane ti costringono a “parcheggiare/ congelare /annichilire”  cio’ che ritieni fondamentale, come succedeva a me.

Stai alla larga dai conflitti di valori per trovare il tuo benessere emotivo

Per molte persone vivere un conflitto di valori e’ spesso la vera e unica ragione di insoddisfazione e malessere.

Vivere e lavorare in armonia con i propri principi e’ fondamentale: se stessimo lavorando insieme in un percorso di coaching probabilmente ora ti spiegherei qualcosa sull’IKIGAI.

Non sottovalutare l’importanza di rispettare e perseguire i tuoi valori: essi influenzano i tuoi pensieri, le tue sensazioni e i tuoi comportamenti e, quindi, il tuo benessere emotivo, e ricorda che dal tuo benessere emotivo dipende la tua qualita’ di vita, e quindi anche quella di chi ti circonda.

Scopriamo insieme i tuoi valori

Visto che tu sei li’, e io qui, ti consiglio intanto di leggere il mio libro “Non mollare, cambia!” , dove da pagina 74 trovi materiale ed esercizi pratici per identificare e interpretare i tuoi valori per determinare obiettivi conformi ad essi!

Ecco i link per acquistare il mio libro!

https://www.amazon.it/Non-mollare-cambia-Laura-Carbone/dp/8899628068

https://www.doithuman.com/editori/prodotto/non-mollare-cambia-laura-carbone/

 

Il valore del tempo

Mi spiego meglio: come quantifichi il valore di quella cosa preziosa che possiedi in quantita’ limitata, e che non torna indietro quando l’hai appena lasciata andare?

Il tuo tempo: qualcosa che vorresti trascorrere con chi ami, facendo cio’ che ti fa stare bene, e invece, magari, dedichi a persone e attivita’ che ti generano solo malessere.

Il tempo e’ denaro?

Certe persone determinano il valore del proprio tempo attribuendogli un costo: per esempio certi professionisti fatturano  consulenze a prezzi orari alti, magari accumulando molto denaro, forse perdendosi irripetibili, unici e preziosi istanti in famiglia o con gli amici.

Ma quanto vale il tempo sacrificato? Quanto valgono le ore, i giorni, mesi a e anni passati ripetendo a te stesso che farai in futuro cio’ che vorresti fare ora?

E quanto valgono i viaggi rimandati, le esperienze piacevoli posposte o sacrificate, i momenti rubati al riposo e al divertimento?

Quel tempo non torna indietro, non si rende disponibile per un’altra occasione. Una volta che e’ andato, e’ andato davvero e per sempre.

Inestimabile valore

Prima trascorrevo gran parte del mio tempo con persone con le quali – potendo scegliere – non avrei condiviso neppure un viaggio in ascensore, e svolgendo attivita’ che mettevano in crisi i miei valori umani.

Certo, guadagnavo bene, ma ora so bene che tutto il denaro del mondo non basta per comprare il mio tempo, ora che sono davvero felice, facendo quello che amo insieme a chi desidero al mio fianco.

Ecco il bonus o premio aziendale piu’ ambito: il tempo

Ora che ho tempo di leggere, ho scoperto con gioia attraverso questo articolo che finalmente e’ iniziata una nuova era: le aziende piu’ illuminate hanno iniziato a premiare con il tempo i manager e dipendenti che raggiungono gli obiettivi… Leggilo anche tu… se hai tempo!

 

Meno sovrastrutture, meno paura di dimostrare i propri sentimenti e piu’ tenerezza, più coraggio e sincerità nel chiedere e dare affetto.

Cosa ti allontana dalle altre persone? Cosa ti fa chiudere, smettere di comunicare i tuoi reali sentimenti e le tue emozioni sincere?

Come arrivi a tacere e sentirti solo anche se si vivi con qualcuno?

Cos’e’ che ti spinge a isolarti, a smettere di dialogare, a convincerti che: “tanto nessuno mi capisce”?

Cosa ti impedisce di dare e chiedere un piccolo/grande gesto affettuoso come una carezza o un abbraccio?

La sindrome di Brontolo

Conosco persone che si dimostrano e si dichiarano dure, forti, prive di fronzoli, repellenti alle smancerie, che considerano la tenerezza come una perdita di tempo, o peggio una debolezza da evitare tassativamente per non essere considerati fragili.

A volte arrivano a smettere di essere una persona e a “costruirsi un personaggio burbero, brontolone, collerico e cinico, e lo interpretano con maestria fino al punto di non ricordare il loro vero io, quello che erano fuori dal palcoscenico, prima di iniziare a recitare.

La forza di una carezza

E’ sorprendente quanto una carezza o un abbraccio sappiano provocare sensazioni cosi forti da sgretolare anche il piu’ granitico dei personaggi.

La tenerezza accende emozioni così potenti che riscaldano in un attimo cuori apparentemente freddi come cubetti di ghiaccio, sciolgono in un secondo “magoni”  che sembravano indistricabili,  spingendo dagli occhi liberatorie lacrime di gioia.

Provare per credere

Nel coaching utilizzo abitualmente molti strumenti e tecniche per individuare valori e credenze, interpretare sensazioni, analizzare comportamenti, ma ciò che arriva a “stupire con effetti speciali” e’ riscoprire la clamorosa e dirompente forza della tenerezza.

Per riassaporarla basta smettere di avere paura di dare e chiedere affetto. Non ci credi? Prova subito!

Ikigai (生き甲斐)

è una parola giapponese che non si può tradurre letteralmente in italiano, né in altre lingue; esprime il concetto che definisce la propria ragione di vita, cio’ che ci spinge a svegliarci al mattino.

Trovare ciò che ci fa vibrare è molto importante; per la cultura giapponese è addirittura fondamentale perché porta alla più sublime delle forme di soddisfazione. Per riuscirci è necessario lavorare a fondo su se stessi, ma ne varra’ la pena.

Una scoperta illuminante

Da quando ho scoperto questa filosofia, ho iniziato a studiarla: me ne sono appassionata a tal punto da inserirla nei miei percorsi di coaching.

Come molti insegnamenti preziosi, anche questi concetti vanno affrontati con serietà e sforzi, che saranno ricompensati da enormi arricchimenti.

In poche parole devi impegnarti per individuare quali siano le tue passioni, ciò che ti fa davvero battere il cuore, che ti riempie di soddisfazione, cosa realmente ritieni sia la tua ragione di vita.

Sembra facile, vero? Mentre affronterai seriamente gli esercizi, ti sorprenderai scoprendo che non e’ cosi’ semplice, ma grazie alle domande giuste riuscirai a ottenere risultati sorprendenti.

Trasformare la tua passione in lavoro…sembra un sogno eh, e se così non fosse?

Appena capirai il tuo Ikigai potrai impegnarti per trasformarlo nel tuo prossimo lavoro.

Trasformando la tua passione in una fonte di reddito, non lavorerai un giorno nella tua vita: svolgendo quello che ti fa stare bene sarai in armonia con i tuoi valori e le giornate lavorative saranno decisamente piu’ leggere.

Nel mio libro “Non mollare, cambia!” scoprirai come ho fatto io, e troverai esercizi e strumenti per capire come riuscirci anche tu!

Leggi l’anteprima gratuita del libro! 

 

Settembre: mese ideale per iniziare il cambiamento!

questo mese e’ per me pieno di emozioni e di eventi…

Genova:

il 20 settembre realizzo uno dei miei sogni: presento il mio libro alla Feltrinelli di Genova alle 18.30, con Luca Russo, giornalista della tv Primocanale.

Milano:

il 23 settembre alle 18.30 saro’ a Milano, al Frida, insieme a Silvia Gavino, ligure straordinaria e capa redattrice della rivista F, e Flamina Bolzan, criminologa autrice del romanzo: “Turchese”, anche questo pubblicato da Do it human editori, che organizza l’evento.

Bergamo:

il 24 settembre alle 20.30 saro’ a Bergamo, al Circolo Culturale “Il volo delle colombe” che si trova in Via Giosuè Carducci, 2 – Azzano San Paolo (BG)

To be continued..

In dicembre tornero’ in Italia per presentare il libro a Torino e spero anche a Roma, Bologna e Padova! Attendo conferme e vi aggiornerò…A  proposito, se avete idee o suggerimenti per organizzare presentazioni, contattatemi! Ho tanta voglia di conoscervi e ascoltare le vostre storie.

grazie e a presto! Laura

Una mattina come le altre, e invece no.

Sto scrivendo, in silenzio, e improvvisamente il mio cellulare impazzisce: amici e conoscenti mi chiedono come sto e se i miei cari sono al sicuro.

Controllo le notizie, scopro la tragedia e, a mia volta, inizio a mandare messaggi.

Il primo è per Sabrina, una delle persone per me imprescindibili: registra la sua voce e, attonita incredula,  mi dice che è passata sul Ponte Morandi 10 minuti prima del crollo, con il suo compagno e il loro frugoletto di 5 mesi.

Dieci minuti che mi convertono una miracolata perché posso continuare a vederli, abbracciarli e condividere la mia vita con loro. 

Devo solo a quei 10 minuti se ora piango per persone sconosciute, alle quali penso spesso, come ho in mente i loro amici e familiari, che, improvvisamente quanto ingiustamente, quella mattina hanno perso un pezzo del loro cuore.

E penso a chi, in un attimo e senza nessuna colpa, ha dovuto abbandonare per sempre la propria casa, e ha avuto solo pochi minuti per ammucchiare in valigia una vita di ricordi.

Non esistono parole in grado di alleviare la loro sofferenza: vorrei abbracciarli silenziosamente uno per uno e trasmettergli il mio rispetto per questo dolore.

Vivere sospesi

Chi vive a Genova ha percorso quel ponte migliaia di volte; magari ogni tanto, come me, distrattamente, posava lo sguardo sui tiranti e si sorprendeva per come potessero reggere il vento, la pioggia e il traffico incessante.

Erano pensieri fugaci, che attraversavano la mente solo per pochi istanti: ora diventano incubi frequenti, e si manifestano prepotenti ogni volta che si imbocca un viadotto o un ponte.

E a Genova di ponti, di sopraelevate e passerelle ce ne sono una marea, perché non c’è spazio per costruire strade.

“Ma se che penso me s’astrenze u cheu”

L’ho lasciata 12 anni fa: ero contenta di cambiare aria, di trasferirmi in una città grande, ricca e piena delle opportunità che lei non poteva darmi. Imboccando l’autostrada verso il mio nuovo destino, ancora non sentivo il “dô de cheu” che ho iniziato a provare già pochi giorni dopo essermene andata. E’ una nostalgia, una specie di “saudade” brasiliana, difficile da spiegare ai forèsti, ma che i genovesi conoscono bene.

Eroi autentici e silenziosi

Guardo chi sta lavorando in mezzo a detriti pericolanti, senza sosta ne’ paura, e provo una gratitudine infinita.

Ammiro la capacità, l’onore, la dignità e il coraggio di chi a Genova è abituato in silenzio a farsi in 4 per spazzare il fango ogni volta che piove forte, o dragare il porto dopo un tragico incidente; vedo gli stessi valori ora muovere le mani che lavorano incessantemente, senza protagonismo, per farla risorgere più bella e seducente di prima.

Mi sento impotente, incapace di dire o fare qualcosa di utile: posso solo dichiararle il mio amore, e urlare al mondo che – ora più che mai – è una città meravigliosa, tutta da scoprire e da aiutare a rimettersi in piedi, contribuendo alla sua rinascita andando a visitarla.

E vorrei dirle che ho comprato un volo per raggiungerla presto: davvero non so come aiutarla, ma sento il bisogno di andare ad abbracciarla forte, in silenzio.

 

 

Magari noi umani fossimo liberi e capaci di mostrare i nostri sentimenti, senza condizionamenti, vergogne e paure!

Tenerezza, affetto, gioia, gratitudine, stupore, entusiasmo, allegria, voglia di giocare; e anche istinto di protezione, un briciolo di preoccupazione e un bel po’ di senso di responsabilità.

Aggettivi con i quali tentiamo di trasformare in grammatica sensazioni, emozioni profonde e intense che sgorgano dal nostro cuore e ci accompagnano con maggiore intensità da un mesetto, ovvero da quando è arrivato Tiki.

E’ un cagnolino di età incerta, probabile abbia poco piu’ di un anno, meticcio di 10 chili, proveniente da una delle associazioni di protezione animali di Fuerteventura.

Un mese e mezzo fa lo hanno trovato con il bacino rotto sul ciglio di una strada; lo hanno operato e reso “adottabile”, anche se convalescente.

Attrazione fatale

Un giorno, distrattamente, vediamo una sua foto: non so cosa ci spinge ad andare conoscerlo.

Non so neppure cosa ci obblighi a portarlo subito a casa con noi, coccolarlo, curarlo, sostenerlo nel secondo intervento chirurgico di 15 giorni fa, e durante una crisi convulsiva spaventosa, e ancora a medicarlo 3 volte al giorno, aspettando il momento in cui gli toglieranno i punti e il collare elisabettiano.

Disconosco la forza che ci ha guidati fino a lui, ma le sono grata.

Fin da piccola ho avuto cani, ognuno con il proprio carattere, la propria storia: in particolare Piero, preso al canile di Genova, mi ha accompagnato per 13 anni, adattandosi ai miei cambi di umore e di città per esigenze di lavoro, lasciando il segno e, alla sua morte, un tale vuoto che per quasi 10 anni mi è stato impossibile sostituirlo.

E poi quella vedo quella foto e conosco Tiki.

Il miglior cane al mondo

Chiunque vive con un cane al fianco pensa sia il più intelligente, simpatico, e forse migliore del mondo.

Sul web spopolano video di cani funamboli, ballerini, cantanti, atleti, o coccoloni, poltroni capaci di dormire in posizioni da esperti di yoga.

Tiki non balla o canta, né ora non può correre o saltare: quello che lo rende speciale è la sua capacità di essere allegro anche se sofferente, di amare ed essere grato a di chi gli provoca dolore medicandogli  le ferite, di sopportare le prepotenze di un gatto anarchico, di accettare con pazienza e flessibilità le imprevedibili situazioni che la vita gli riserva, senza perdere l’entusiasmo, la fiducia e la voglia di giocare. La sua forza e la sua voglia di vivere sono un esempio prezioso.

Quando smetti di accarezzarlo, infila il muso sotto la tua mano e si auto-accarezza, ma sempre con discrezione e senza invadenza.
Capisce all’istante se puo’ insistere o se e’ il momento di accoccolarsi paziente sul divano e aspettare che io gli vada vicino.
Non pensavo fosse possibile innamorarmi così di un cane in un solo un mese, in piu’ funestato da infermità così per lui dolorose.
Tiki ostenta senza vergogna il suo continuo bisogno di contatto fisico e di affetto: magari noi umani sapessimo essere così liberi di dimostrare i nostri sentimenti, senza condizionamenti e paure! Se così fosse, vivremmo una vita indubbiamente più appagante.

Ciò che lo rende davvero unico, e per me il miglior cane al mondo, è la facilità con la quale riesce a trasmettere con un solo sguardo ognuna delle sensazioni che prima cercavo di tradurre in grammatica.

Nuova vita da raccontare

Il gran giorno è arrivato: da oggi si può – piano piano – camminare, poi correre e, finalmente, iniziare una nuova vita insieme.

 

RISPONDI ALLE SEGUENTI DOMANDE:

  • Ogni giorno ti chiedi insistentemente: “É così che merito di passare i migliori anni della mia vita?
  • Il venerdì sera sei felice come chi ha appena vinto la lotteria della befana, e la domenica sera preferiresti chiuderti un dito nella porta, ingerire un tonno crudo pieno di anisakis, o spararti su un piede per poter evitare di andare al lavoro il mattino seguente?
  • Già durante la prima settimana di vacanza conti i giorni che ti separano dalle tue prossime ferie?
  • Ti senti ingabbiato in regole che non riconosci, che sviliscono i tuoi ideali e valori?
  • Sogni di smettere di “svendere” il tuo tempo e i tuoi talenti ad altri, che neppure li apprezzano e forse li sottopagano, e di iniziare a impiegarli per te stesso e i tuoi progetti?
  • Hai pensato almeno una volta di cambiare vita?
  • Pensi almeno una volta al giorno di cambiare vita? Pensi continuamente a cambiare vita?
  • Pensi che, cambiando lavoro/moglie/marito/colleghi/clienti/vicini di casa/residenza o nazione si risolverebbero all’istante tutti i tuoi malesseri?
  • Ti senti una sfortunata vittima della società o degli eventi, e che questo tuo stato non possa cambiare, quindi continui mogio e moscio nel tuo solito tran tran?
  • Sai esattamente cosa non vuoi, ma non ti e’ altrettanto chiaro cosa vuoi e necessiti?
  • Sei certo di aver bisogno di un cambio, ma pensi sia troppo tardi e non sai da dove iniziare?
  • Hai una paura mostruosa di provarci e fallire, cambiando in peggio la tua vita e quella di chi ti circonda, passando il resto della tua esistenza corroso dai sensi di colpa?

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Sprescia: termine genovese che significa fretta, premura all’ennesima potenza.

In questi giorni ho attacchi di sprescia: non vedo l’ora che arrivi l’11 luglio per vivere in prima persona l’uscita del mio nuovo libro.

Per fortuna il ritmo calmo di Fuerteventura mi aiuta a rilassarmi, offrendomi interminabili passeggiate nel deserto vicino a casa mia, accompagnata dal felino più strano, o forse magico, che abbia mai conosciuto.

Ormai si è impossessato del territorio che circonda la nostra casa e di solito non mi considera, se non per venire a mangiare o bere.

Vive la sua vita libera, cacciando uccelli e lucertole e apparentemente non fa caso a me; appena metto le scarpe da ginnastica e mi preparo per andare a camminare nel deserto, magicamente si materializza silenzioso, e inizia a seguirmi, accompagnandomi anche per ore.

Questo piccolo nostro rito quotidiano è diventato il nostro linguaggio segreto e penso sia il metodo migliore per sconfiggere la sprescia.