La sua storia piacerebbe a #Indiana Jones.

La mia cara amica Inma un giorno mi ha detto: “se vuoi assistere ad uno spettacolo emozionante e inedito ogni giorno, siedi sulla stessa pietra di fronte alla montagna sacra di Tindaya al tramonto: ferma nel medesimo luogo, vedrai ogni sera un paesaggio nuovo e bellissimo.”

IL MISTERO NE ACCRESCE IL FASCINO

Tindaya e’ il luogo che in epoca preistorica gli aborigeni dell’antico popolo Maho, primi abitanti di Fuerteventura, deputarono al culto e alla spiritualità.

Nell’area della montagna esistevano oltre 300 incisioni podomorfe (ovvero raffiguranti sagome di piedi umani), orientate verso il punto del solstizio d’inverno.

Incisioni come queste si trovano solo a Fuerteventura, Lanzarote e nel nord Africa, ma solo la montagna di Tindaya ne raccoglie tante.

Non si conosce l’esatto significato di questi disegni: si e’ scoperto che le incisioni di Lanzarote sono rivolte esattamente verso Tindaya, mentre quelle rinvenute a Tindaya sono orientate in mondo estremamente preciso verso il tramonto nei vari periodi dell’anno. Nel solstizio d’inverno, questo coincide con la posizione del Teide (vulcano di Tenerife, la montagna più alta di Spagna) e verso l’isola di Gran Canaria. Molti misteri restano da scoprire.

MONUMENTO NATURALE DA RISPETTARE

La montagna di Tindaya e’ un luogo unico, ricco di storia, cultura, arte, magia, mistero, introspezione e ahime’ speculazioni e progetti controversi.

Nel 1987 e’ stata riconosciuta Monumento Naturale, ma questo non ha impedito il suo sfruttamento: dal 1991 si e’ trasformata in cava dalla quale estrarre la trachite , tipo di roccia vulcanica. Quest’attività e’ terminata, anche se ha lasciato visibili cicatrici sulla montagna.

DIVIETO DI ACCESSO AI NON ACCOMPAGNATI DA UNA GUIDA

La maggior parte delle incisioni podomorfe sono praticamente invisibili alla luce del sole, per questo, senza accorgersene e senza cattive intenzioni, semplicemente camminando, ne sono state distrutte moltissime.

Per questo le istituzioni hanno proibito la salita e le visite alla montagna di Tindaya: e’ necessario un richiedere un permesso alla Consejeria del Medioambiente per scalare la montagna, e si puo’ farlo solo se accompagnati da una guida.

C’È CHI LA PROTEGGE DA OLTRE 30 ANNI CON CON IMPEGNO E CORAGGIO

Sabato sono stata a una conferenza organizzata dallo storico gruppo che forma la “coordinadora montañaTindaya”

#canariasportindaya #elmonumentoyaexiste #tindayanosetoca

Erano presenti archeologi, professori universitari, giornalisti e cittadini provenienti da molte isole dell’arcipelago.

Riporto ciò che ho ascoltato.

Di fronte a ritrovamenti di tale rilevanza archeologica, istintivamente ci si aspetta dalle istituzioni la ferma intenzione di tutelare cotanto patrimonio in ogni modo possibile.

Secondo gli organizzatori della conferenza, a Tindaya e’ accaduto qualcosa di difficilmente comprensibile.

La montagna nella sua interezza e’un patrimonio storico e culturale; inspiegabilmente solo la cima e’ stata decretata BIC (bene di interesse culturale), come se fosse un pezzo di terra che galleggia nell’aria.

Un po’ come se si decretasse come patrimonio storico la sola cupola di San Pietro, senza estendere la qualifica alla basilica sottostante.

Il comitato di coordinamento che ha organizzato la conferenza sostiene che questa stravagante decisione e’ stata presa per permettere la realizzazione del progetto (tuttavia non presentato nel dettaglio e per ora bloccato) dello scultore Eduardo Chillida (deceduto nel 2002), il quale nel 1993 propose di svuotare letteralmente la montagna, per “creare un monumento che esalti il vuoto”.

Si stanziarono oltre 12 milioni di euro per realizzare uno studio di fattibilità del piano di Chillida, anche se non e’ chiaro come siano stati spesi.

La società civile si e’ opposta da subito a questo progetto, ricorrendo alla giustizia per bloccarlo, e adducendo il condivisibile argomento che “il monumento già esiste, ed e’ la montagna stessa”.

Il concetto fondamentale non è che la montagna sia sacra perché gli aborigeni pre-ispanici incisero lì le figure podomorfe, ma tutto il contrario. Le incisero lì perché la montagna era per loro sacra.

Forse se tutto quel denaro fosse stato destinato a finanziare studi archeologici o progetti che tutelassero la montagna e il territorio circostante, avremmo potuto scoprire altri tesori nascosti.

Sabato hanno detto che, oltre ai milioni, sono purtroppo spariti molti reperti, e questo e’per me il dato più triste.

UN PAESAGGIO NUOVO OGNI GIORNO

La mia amica Inma ha ragione: ogni volta che guardo la montagna di Tindaya, scopro nuovi e meravigliosi paesaggi: spero che la sua storia e il suo fascino trovino il modo di resistere alla natura ingorda che spesso contraddistingue la razza umana.

Scalare una marcia.

Downshifting: temine in lingua inglese che letteralmente significa: “scalare una marcia”.

Google lo definisce così: “La scelta di uno stile di vita meno faticoso e più gratificante e di una maggiore disponibilità di tempo libero, attuata riducendo volontariamente il tempo e l’impegno dedicati all’attività professionale, con conseguente rinuncia a una carriera economicamente soddisfacente”.

A COSA SEI PRONTO A RINUNCIARE?

È bene chiarire che questo cambiamento richiede la profonda capacità di adattarsi a una vita più modesta e impone un notevole ridimensionamento delle proprie abitudini: comporta il passaggio da uno stile di vita “agiato” a uno decisamente più parsimonioso.

Sei sicuro/a di saper rinunciare al tuo lavoro?

Al prestigio, allo stipendio fisso, alla rassicurante “solita routine”, all’avere sempre qualcosa da fare, al telefono che non smette di squillare e ti fa sentire necessario/a.

Riempirsi le giornate ed essere perennemente di corsa serve a molti a dimostrare la propria utilità, forse anche a esorcizzare la solitudine.

Perdere la legittimazione sociale derivante dal proprio lavoro, trovarsi improvvisamente a disporre del proprio tempo, per alcuni puo’ essere molto destabilizzante.

E’ necessario capire e interpretare queste nuove sensazioni: solo cosi’ potrai godere a pieno della tua nuova vita.

PER MOLTI, MA NON PER TUTTI

Questo processo non é applicabile a tutti; al contrario conosco un numero altissimo di persone che non riuscirebbero ad adattarsi alla mia nuova vita, né a onor del vero, lo vorrebbero mettere in pratica, neppure per tutto l’oro del mondo.

Ma a mio parere è proprio questo il bello…

Paure e soddisfazioni di una social-troglodita.

In questi giorni sono tornata a passare ore davanti al computer: sono impegnata nel restyling del mio sito internet, e della pagina Facebook.

Ho voglia di continuare questa “faccenda” della scrittura, di conoscere altre persone, essere piu’ efficace nel comunicare la mia esperienza, e sviluppare ulteriormente il mio #Metodo per Cambiare Vita in modo intelligente.

Questo “ritorno al lavoro di concetto” dopo oltre 3, anni mi regala sensazioni intense e un notevole mal di schiena, che avevo quasi dimenticato.

WORK IN PROGRESS

Sono semi-analfabeta per quello che riguarda la gestione delle reti sociali, ne’ so come funzionino le dinamiche della comunicazione digitale.

Da un mesetto sto cercando di familiarizzare con questi meccanismi, e non nascondo un certo timore nell’affacciarmi a questo mondo virtuale, dove riconosco la mia ignoranza.

A volte combino alcuni pasticci, e mi sento imbranata, e ho paura di combinarne altri.

Le mie paure iniziano a dissiparsi quando avanzo, oppure compio un microscopico progresso, apprendo qualche piccola o grande funzionalita’ del mio pc o della mia pagina Facebook.

Questa sfida mi regala momenti di soddisfazione, mi aiuta a vincere i timori e mi spinge a non trincerarmi dietro a scuse come: “questo mondo dei social network non fa per me…”, “ma chi me lo fa’ fare…”, “meglio dedicarmi ad altro…”.

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

Mi sorprende e lusinga ricevere lettere o messaggi di molte persone che vogliono conoscermi, parlarmi e sapere come passo le mie giornate.

Mi ritrovo a rispondere e incontrare virtualmente individui davvero interessanti, pieni di umanita’, dai quali imparo molto.

Alcuni sono addirittura venuti qui a Fuerteventura!

Qualcuno mi chiede consigli, o di accompagnarlo nel proprio processo di cambio: per questo “ho ricominciato” con il coaching.

Altri mi domandano se ho nostalgia del lavoro, come trascorro il mio tempo, cosa mi manca dell’Italia, come sono riuscita a rivoluzionare i miei punti di riferimento, cosa ho imparato da questa esperienza, cosa -potendo tornare indietro- rifarei o cambierei.

SILENZIO PER PAURA DI DISTURBARE

Forse perche’ sono genovese, non rispondo o rilancio i messaggi tipo “catene di Sant’Antonio”; anzi, a dire il vero non li sopporto.

Quando lavoravo, spesso ero di corsa: mi indispettivo quando ricevevo messaggi email pubblicitari o propagandistici, che etichettavo come spam.

Circa 600 persone si sono in questi mesi iscritte alla mia newsletter; a loro non ho ancora scritto nulla, e penso che forse questa mia “latitanza” non sia una bella cosa. Di questo mi scuso.

Avevo (e un pochino ho ancora) paura di disturbare, di abusare del tempo altrui… in questi giorni rimediero’, seppur sempre con moderazione.

NOVITA’ IN ARRIVO

Ho aperto un canale youtube al quale accedi cliccando qui

www.youtube.com/channel/UC_X7k-1MxE6gMke4fiFYkuA/videos

e sul quale troverai video che, piano piano, andrò caricando.

Mio marito che conosce i programmi di grafica mi sta aiutando nel restyling della pagina internet: mi piace lavorare insieme a lui in questo progetto.

Ti aggiornero’ anche sulle novita’ riguardanti la pagina Facebook.

Intanto mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di questo messaggio, delle novita’ e – se hai letto il mio libro – vorrei conoscere le tue impressioni in merito!

A presto!

Laura

Non serve prendere un aereo per stupirsi di nuovo.

CAMBIARE VITA SENZA CAMBIARE CASA

Non é necessario prendere un aereo per stupirsi di nuovo, per guardare con gli occhi di un bambino ogni inedito paesaggio, o nuova esperienza…o magari il paesaggio di sempre, e la tua solita routine.

Quello che forse ora consideri un freddo e duro inverno, che penetra nelle tue ossa, e sopporti con fatica solo perché ti accompagna alla successiva primavera e estate, puo’ tornare a darti le stesse emozioni, inedite e bellissime, come quelle provate quando da bambino hai visto per la prima volta la neve.

In fondo certi inverni sanno stupire per i loro scenari incantati, danno emozioni e ricordi intensi quanto – e forse più – di certe primavere o estati.

TORNARE BAMBINI

Ricordi quando sapevi emozionarti grazie a piccoli gesti, come una carezza?

Quando eri piccolo/a e un gelato o una pizzetta appena sfornata rappresentavano il tuo più grande desiderio del giorno?

O quando hai imparato ad andare in bicicletta?

Immagina di tornare a sorprenderti per piccole cose, e provare nuove emozioni ogni giorno… Sarebbe bello, vero?

Perché a te non può succedere?

La buona notizia è che il tuo cervello è rimasto lo stesso di quei giorni spensierati, e puoi allenarlo, insegnargli ad accedere alle emozioni che desideri, e a evitare quelle che fanno danni.

NON CONTA DOVE SEI, CONTA COME STAI (Ormai sai che lo ripeto continuamente…)

Se non capisci e risolvi le cause del tuo malessere, questo ti seguirà ovunque tu andrai.

Leggendo il mio sito, forse ti verra’ voglia di visitare o magari trasferirti a Fuerteventura,

che, ti avviso, non e’ un’isola per tutti: il suo vento, la sua sabbia, la sua ubicazione nel mezzo dell’Oceano, non rendono le cose facili.

Nel mio libro spiego come ho preparato e analizzato la strategia migliore per me.

Per me non conta dove sei ma conta come stai: un trasferimento e’ una cosa seria, non adatta a molte persone.

Spiego anche come per una coppia sia estremamente sfidante affrontare un cambio cosi’ radicale.

Ricominciare da zero, in un territorio nuovo e sconosciuto, senza una reale e precisa pianificazione puo’ rivelarsi un cambio, ma in peggio.

Credere di “sapere gia’ tutto”, lanciarsi in progetti o investimenti onerosi senza un’adeguata e accurata strategia, puo’ generare conseguenze negative con le quale fare i conti per molto tempo.

BAGNI DI ENERGIA E UMILTA’.

VENTO E MARE 

Certi giorni sembra che vento e mare si sfidino.

È difficile determinare chi sia più forte, più potente, e vinca la sfida.

E se la loro non fosse una sfida?

Magari stanno solo giocando: si divertono a stuzzicarsi, a provocarsi, come certi cuccioli o fratelli, quando si azzuffano per scherzo, irruenti e scalmanati, ma senza alcun intento violento.

Qui a Fuerteventura vento e mare si azzuffano spesso: a volte amo andare a guardarli dalla sommità di una scogliera, e respirare l’aria umida di iodio, sale e schiuma delle onde, mentre certe folate mi spostano, e mi costringono a indietreggiare.

Li ascolto “gridare”: il vento soffia forte, sembra un gigantesco asciugacapelli, mentre il mare manda onde capaci di spostare i sassi vulcanici e colpire forte spiagge e scogli, sembra una ruspa, o la fine di un tuono roboante, durante un temporale.

 

BAGNI DI VENTO E ONDE: TERAPIA DI UMILTA

Rispetto il loro modo potente di manifestarsi, e di ricordarmi che sono un piccolo essere inerme e insignificante al loro cospetto.

Ritengo questi “bagni di umiltà” terapeutici e necessari, soprattutto quando voglio ritrovare equilibrio e tranquillità e “smettere di prendermi troppo sul serio”.

 

SONNI PROFONDI

Giornate come queste mi regalano emozioni pure, capaci anche di commuovermi, ma anche ore di esercizio fisico più intense di sessioni di allenamento.

Resistere alla forza del vento è faticoso, occorre sforzarsi: la sera sono stanca, come se avessi scalato una montagna, e non vedo l’ora di andare a riposare.

Gli effetti benefici della “terapia” mi accompagnano anche la notte, regalandomi sonni profondi e tranquilli.

 

CARICA DI ENERGIA

La mattina seguente sono fresca, attiva e sprizzo forza da tutti i pori.

Sento energia e desiderio di fare sport, di muovermi, di godere dei miei anni migliori.

Sono profondamente grata a mare e vento per questo: apprezzo il loro regalo, la loro maniera di “curare” attraverso questa terapia gratuita e breve, per me molto più efficace di molte altre, magari costose quanto interminabili.

Giorni di insolito traffico informatico.

Vorrei trasmettere a ognuno di voi le emozioni meravigliose che provo ora, e che le stesse vi accompagnassero sempre e dovunque vogliate andare.

Da qualche giorno le mie giornate sono un pochino diverse.

http://sociale.corriere.it/dopo-20-anni-in-banca-molla-tutto-e-va-alle-canarie-ora-laura-aiuta-gli-altri-a-cambiare-vita/

http://invececoncita.blogautore.repubblica.it/articoli/2017/02/07/downshifting/?ref=HRER2-1

Ricevo molti messaggi da persone che non conosco, e alcuni da vecchi amici che avevo perso per strada.

La mia storia sta uscendo fuori dall’anonimato, e questo genera molti commenti, alcuni negativi.

Tengo a ognuno di questi commenti, sia esso un’offesa, sia un complimento: sto imparando molto, soprattutto sulla mia capacità di gestire gli stati emotivi che questa improvvisa visibilità mi sta generando.

Ringrazio e sono grata a chi ha davvero letto il libro o gli articoli che mi riguardano, chi ha provato – senza pregiudizi – a conoscermi, e magari a cogliere lo spirito e il messaggio che ho cercato di trasmettere attraverso il mio libro.

E ringrazio anche chi mi critica, perché mi insegna molto su me stessa.

CI CUCINO SU: VADO A PREPARARE IL PESTO

Sono qui, con questo improvviso “traffico”, soprattutto informatico, al quale non ero più abituata.

In molti mi scrivono raccontandomi storie davvero complicate, o mi inviano i loro progetti.

E altrettanti mi ringraziano o si congratulano con me.

Rispondo a tutti, e a ognuno voglio dedicare il mio impegno e la mia massima lucidità: per questo ora chiudo il computer e vado a preparare il pesto.

Cucinare mi rilassa, mi rimette al mio posto, mi aiuta a sgombrare la mente a riprendere le fila dei miei pensieri.

E quanto più necessito di fare chiarezza, più mi metto ai fornelli: quindi oltre al pesto, preparero’ la farinata di ceci e le polpette, quelle buone come le fa mia madre, con il pane ammollato nel latte e un pizzico di maggiorana.

Quindi portate pazienza, vi risponderò appena le pietanze saranno pronte.

Grazie ancora.

Laura.

Tutte le cose facili, all’inizio sembravano difficili.

Di fronte a un nuovo obiettivo, un nuovo desiderio, una nuova prova da affrontare, è facile avere paura; anzi, è naturale.

La paura consente a molte persone di non commettere errori clamorosi, ma priva altrettanti individui di vivere esperienze indimenticabili.

Paura di sognare

Esistono persone che hanno paura addirittura di sognare una propria differente esistenza: solo pensare e immaginare una diversa e nuova vita, provoca in loro una istantanea censura interna.

Trovare scuse per non cambiare una situazione che a parole si detesta, ma nei fatti si considera accettabile, è un meccanismo di “autodifesa”.

Anche se si dichiara apertamente di voler mollare tutto e ricominciare, l’istinto di sopravvivenza fornirà innumerevoli scuse per procrastinare, posporre o addirittura sabotare un cambiamento radicale.

La sfida è cambiare

Cambiare spaventa perché costringe a uscire da uno spazio nel quale ci si sente al sicuro: facendo le stesse cose, si sa perfettamente cosa ottenere, mentre mettendo in atto nuovi comportamenti, obbligatoriamente si produrranno risultati sconosciuti (almeno all’inizio).

Tutte le cose facili, all’inizio sembravano difficili.

Ed è proprio questo il bello.

Chi ben comincia…

BUONI PROPOSITI

Ogni giorno è buono per dare vita a nuovi sogni, a nuovi obiettivi, anche se per molti il giorno più adatto è il primo dell’anno.

Quanti buoni propositi, quante buone intenzioni, quanti progetti nascono e – magari -fanno il primo passo proprio durante la prima settimana del calendario.

Il primo passo a volte è il più difficile, il più pesante, il più temuto; ma ne occorrono molti altri, che forse si riveleranno ancor più duri.

IL CORAGGIO DI PERSEVERARE

Non è sufficiente iniziare, non basta partire.

Superare il fastidioso disagio che percepisco quando intraprendo un nuovo percorso e mi prefiggo un obiettivo, non è affatto il momento più difficile.

Ciò che più costa è perseverare, seguire il cammino anche quando qualcosa va storto, e magari mi costringe a riconsiderare la mia strategia.

FABBRICARE SCUSE

Facile è dare colpe agli altri, abbandonarsi al vittimismo, all’autocommiserazione, alla rassegnazione di essere incompresi, o sfortunati.

Imputare agli altri la comunicazione non efficace, non mettersi in gioco e non ascoltare è decisamente più semplice, consolatorio e quasi piacevole.

LAVORO DURO

Difficile è lavorare su me stessa, sforzarmi di vedermi da fuori, prendermi meno sul serio, capire cosa e come migliorare.

Costa fatica sviluppare il “pensiero critico”, ovvero quel potente strumento che consente di non considerarmi la sola e unica tenutaria della verità assoluta, ma – al contrario – rendermi conto che esistono innumerevoli altre verità, diverse e uniche come ognuno degli individui che le promuovono.

E’ difficile perché mi scontro con chi mi conosce meglio e da più tempo, chi sa quali sono i miei punti deboli, chi conosce gli interruttori occulti che scatenano i miei difetti e innescano le mie strategie di autosabotaggio: ovvero me stessa.

La forza di continuare in un cammino sconosciuto e di non cedere alla confortevole, rassicurante e familiare sensazione che si prova nel fare le stesse cose, dire le solite frasi, comportarsi come sempre, non è facile da trovare.

CERTEZZA DEL PROPRIO OBIETTIVO

L’energia che serve si genera facilmente quando sono davvero convinta, sicura di ciò che voglio ottenere; arrivare a questa certezza è il vero primo passo, la vera prima sfida.

Capire che persona voglio essere, individuare cosa realmente necessito, cosa mi fa stare bene, cosa sogno, cosa desidero nel mio futuro, come posso continuare a crescere e a migliorare: questo è il primo bisogno, il primo obiettivo. Vincere questa sfida è anche la formula segreta.

E’ la benzina del mio motore, ciò che alimenta inesauribilmente i miei sforzi, e se è il caso, mi aiuta a correggere la rotta.