Meno scatti sul telefono e più’ ricordi stampati nella mente!

Ciao a tutti da Fuerteventura, dove abbiamo giornate soleggiate e vento moderato.

Mai come quest’anno siamo stati (e siamo) sotto assalto da vacanzieri, soprattutto italiani.

Viene da chiedersi se in Italia sia rimasto qualcuno da quanto le spiagge siano affollate, e strade e negozi pieni di gente.

Sulle dune di sabbia, sulla battigia o ovunque esista un meraviglioso scorcio offerto della natura (cosa assai facile qui a Fuerteventura) quasi tutti hanno il cellulare (dotato di palo da selfie), macchina fotografica o telecamerina in mano e iniziano a filmarsi, o fotografarsi.

E credo poi subito dopo si “postino” sulle reti sociali.

Alcuni mi ricordano me qualche anno fa.

Viaggiavo solo a 5 stelle, preoccupandomi piu’ di fare foto da mandare agli amici per suscitarne l’invidia, che di godermi tramonti o paesaggi straordinari.

Ora viaggio di rado, e ho scoperto che sono felice anche in stanze in affitto decisamente spartane, prenotate con largo anticipo.

Faccio molte meno foto ora, e mi guardo piu’ intorno, fissando nei miei occhi e nel mio cervello la meraviglia che mi circonda.

Ho capito che non é necessario prendere un aereo ogni weekend per imparare a stupirsi di nuovo, a guardare con gli occhi di un bambino ogni inedito paesaggio, o nuova esperienza…o magari il paesaggio di sempre, e la solita routine.

Mi accorgo ogni giorno di piu’ che basta poco per vivere meglio, che “Un uomo e’ ricco in proporzione al numero di cose di cui puo’ fare a meno” (henry david thoreau).

Le spiagge di Fuerteventura non mi stancano, sono sempre bellissime, anche se ora decisamente poco deserte.

Da qui vi saluto, e auguro a ognuno di voi una vacanza migliore di come la sogna, piena di ricordi felici, fissati nella vostra mente per sempre.

Il migliore dei souvenir, il ricordo piu’ appropriato da portare a casa.

Ormai l’aloe va di moda: oltre che in creme e saponi, lo si trova nelle marmellate, nei succhi di frutta, nei gelati, nel sale, nello yogurt, negli integratori alimentari, eccetera.

Qui a Fuerteventura da sempre l’aloe regna sovrano.

E’ perfettamente capace di adattarsi al caldo, alla terra arida e secca del deserto, al sole cocente; anzi, ha scelto queste condizioni estreme come habitat naturale, e non si limita a sopravvivere e vivacchiare, bensi’ prospera e si riproduce rapidamente.

PRONTO SOCCORSO PER LE SCOTTATURE

Accolgo i turisti che ospito nel piccolo appartamento che affitto con consigli per visitare Fuerteventura, e la mia prima raccomandazione e’ di cospargersi continuamente di crema solare ad alta protezione (che lascio a loro disposizione).

Ripeto loro (come una vecchia zia pedante) che qui il vento e’ costante, e azzera la percezione del calore del sole sulla pelle: non ci si rende conto di quanto ci si stia “arrostendo” fino alla sera, quando – sotto la doccia – si palesano scottature, o addirittura vere proprie ustioni.

Nel malaugurato caso di bruciature solari, spiego ai miei ospiti che il miglior rimedio e’ l’aloe: il gel contenuto nelle foglie di questa pianta ha un forte potere idratante, favorisce e accelera il processo di rigenerazione delle cellule epiteliali.

In farmacia si trovano creme e gel preparati con aloe; io ne ho due piante, dalle quali – all’occorrenza – stacco una foglia, estraggo il gel e lo spalmo direttamente sulle scottature.

REGALO INTELLIGENTE

Le mie piante sono talmente rigogliose che proliferano in continuazione: alla loro base compaiono quasi quotidianamente piccoli “figli”, ovvero piantine in miniatura che regalo agli amici vecchi e nuovi.

Credo che sia il migliore dei souvenir, il ricordo piu’ appropriato da portare a casa: curare ogni giorno una di queste piantine ripropone al cervello vive e coloratissime immagini della vacanza (passata o futura) a Fuerteventura, dove la  natura e’ l’incantevole padrona incontrastata.

Mi piace pensare che questo sia un regalo gradito.

Un autentico, ecologico e vero pezzettino di vita di questa isola, lontano dalle migliaia di oggetti in plastica con la scritta “Fuerteventura”, inutili, artificiali, inquinanti e artefatti che – purtroppo – ormai si vendono ovunque.

O si impara a rallentare a rispettare i ritmi di questo luogo e della sua gente, o meglio cambiare isola.

UN PARADISO, MA NON PER TUTTI

Conosco persone che definirebbero la mia vita noiosa, o “da pensionata”.

Fuerteventura mi da oggi quello che cerco, ovvero la possibilità di vivere con ritmi calmi, in un luogo dove la natura padroneggia.
 Sono felice di adattarmi a una vita meno pretenziosa, più spartana e per niente mondana.

Evito centri commerciali e negozi, o locali notturni.
 Vado al ristorante di rado: mi piace cucinare e gustare i piatti che preparo secondo i miei gusti.

Non mi annoio trascorrendo giornate e serate in casa: amo dedicarmi alle mie passioni, ai miei studi, senza dover guardare continuamente l’orologio.

ABITUARSI ALLA CALMA

Ho imparato a essere paziente. Accetto senza scandalizzarmi negozi chiusi anche se l’orario di apertura prevederebbe il contrario.Sono capace di adeguarmi ai ritmi calmi di Fuerteventura.

Ho capito che tolleranza e flessibilità sono le chiavi per vivere qui senza frustrazione; non faccio una piega se devo cambiare i miei programmi, e non mi arrabbio quando giro a vuoto perché chi mi ha dato un appuntamento non si è presentato.

TUTTI A LA FERRETTERÌA

Non mi innervosisco quando affronto lunghe attese alla ferreterìa (ovvero la ferramenta, uno dei luoghi più frequentati perché ahimè è assai facile che qualcosa si rompa), né mi abbandono a polemiche sterili se non ottengo la risposta che avrei desiderato.

Mi sento un’ospite su quest’isola, e faccio di tutto per comportarmi bene.
 So che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri; per questo motivo rispetto norme e cerco di farmi guidare dal buonsenso e dall’educazione.

I precisini, gli amanti della polemica sterile, ingegneristica e provocatoria difficilmente si adatteranno a Fuerteventura. Anzi, si stresseranno, si arrabbieranno e soffriranno il doppio rispetto all’Italia.

O si impara a rallentare a rispettare i ritmi di questo luogo e della sua gente, o meglio cambiare isola. Provare per credere.

Cambi ragionati o fughe dalla realtà?

Cambiare vita – o almeno dichiarare di volerlo fare – in questi ultimi anni sembra essere diventata una moda, un po’ come per le intolleranze alimentari.

Se non sei intollerante ai latticini, allo zucchero eo farina bianchi e super raffinati, ovviamente al glutine o almeno ai peperoni c’è sicuramente qualcosa che non va in te.

In qualunque contesto e colloquio è facile che qualcuno tiri fuori l’argomento, e spari (magari a caso) una frase del tipo:

“magari potessi cambiare città, o lavoro, o #mogliemarito….: risolverei tutti i miei problemi e finalmente troverei la felicità”.

FOLGORATI E ORGANIZZATI O …..SOLO IN FUGA?

Da quando ho dato le dimissioni dal mio impiego, ormai 4 anni fa, vedo nascere come funghi blog e siti internet che raccontano storie di stravolgimenti epocali di altrui vite.

Per non parlare della moltitudine di articoli giornalistici che raccontano “folgorazioni sulla via di Damasco” che portano a cambi radicali di stili di vita.

Certe storie più’ che dei downshifting mi sembrano delle fughe dalla realtà; in alcune addirittura riconosco la “impulsività un po’ folle” che mi accompagnava nei miei due precedenti tentativi di cambio vita finiti male.

Vorrei gridare a certe persone:” attento, pianifica e non volare come un missile fuori controllo remoto, rischiando di mancare il tuo obiettivo ed atterrare fracassandoti”.

Poi penso: “Chissà se mi presterebbero attenzione; io non avrei ascoltato un suggerimento del genere mentre perdevo tempo e denaro girando a vuoto, perché ero davvero convinta di sapere già tutto”.

Un mondo accogliente e pacifico, brulicante di vita.

Per oltre 40 anni ho vissuto in città medio grandi, dove il cemento è preponderante.

Certo, abbiamo il verde dei parchi, i più fortunati anche il blu del mare, ma il colore che predomina è grigio.

A Fuerteventura il grigio non esiste.

Esistono sfumature infinite di giallo, rosso, arancione, ocra, azzurro, verde, bianco, blu. Ma niente grigio.

NUOVI OCCHI

Per questo ho dovuto insegnare ai miei occhi a vedere di nuovo. Un po’ come un neonato, al quale ogni giorno migliora impercettibilmente la vista.

E’ strano, ma all’inizio non riuscivo a decifrare e decodificare le inesauribili tonalità differenti dei colori del deserto.

Mi sembrava tutto uguale, o comunque molto simile. Non ero capace di guardarlo con attenzione.

Ora so distinguere le numerose quanto impercettibili differenze cromatiche persino su di un singolo sasso.

QUANTA VITA NEL DESERTO

Prima di vivere qui, immaginavo il deserto come un ambiente inospitale, inadatto alla vita e pericoloso.

Un luogo buono solo per fare foto, o dove svolgere escursioni guidate per movimentare vacanze in villaggi turistici, magari con rapide gite in cammello o cene in una (finta) tenda beduina.

Il deserto che c’è qui è tutt’altro.

E’ una dimensione d’incantevole bellezza. Un mondo accogliente e pacifico, brulicante di vita.

C’è più vita in questo deserto che in interi quartieri cittadini. Basta saperla interpretare.

Ci sono creature che hanno una voglia di vivere infinita, dotate di tale flessibilità da adattarsi perfettamente a questo clima arido.

OGNI GOCCIA È PREZIOSA

L’escursione termica propria degli ambienti desertici offre risicate quantità d’acqua, sufficienti ad arbusti e piante semigrasse per proliferare.

Capolavori del regno vegetale, capaci di fiorire, offrendo in alcuni mesi dell’anno panorami quasi campestri.

Non importa quanta sabbia il vento depositi loro addosso: la loro voglia di vivere trova sempre il modo di disseppellirsi ed emergere.

Le rare piogge innescano il miracolo della vita, che si manifesta potente e rapido: nascono, germogliano e fioriscono in pochissimo tempo piante, capaci di imporsi un ciclo accelerato per godere dell’effimera abbondanza d’acqua.

Le osservo con tenerezza e ammirazione.

E un po’ le invidio, perché sanno sfruttare a pieno ciò che gli viene offerto, senza sensi di colpa o complessi.

Sanno quello che è meglio per loro, e non hanno bisogno di consigli o libretti d’istruzioni. Vanno avanti per la loro strada, noncuranti di chi le guarda o le giudica.

In tutto ciò, l’uomo stride. La sua presenza è inutile o peggio dannosa, soprattutto se non è capace di commuoversi contemplando e comprendendo la purezza e la perfezione della natura, e tutta la vita che brulica nel deserto.

Fuerteventura non ha vie di mezzo. O la ami e non puoi fare a meno di lei, o la detesti e non vorrai tornarci.

Fuerteventura non si è dovuta impegnare a corteggiarmi: le sono bastati 6 giorni tra novembre e dicembre, alcuni anche nuvolosi e decisamente ventosi, per farmi innamorare perdutamente di lei.

E non parlo di un’infatuazione passeggera; di quest’isola mi sono innamorata in modo maturo, consapevole e travolgente.

Mi ha stregata con la sua indifferenza, la sicurezza in sé stessa, il fatto che non sia ruffiana, che non faccia la svenevole con il turismo di massa.

La amo per la sua capacità di stupirmi con paesaggi diversi e bellissimi, e per la sua tenerezza quando decide di offrirsi a me in giornate limpide e piene di luce.

AMORE INCONDIZIONATO

Già dal primo giorno ho capito che per amarla devo accettarla così com’è, anche quando si sveglia di malumore e mi butta in faccia il suo vento (che mi impedisce di aprire la portiera dell’auto), o le sue onde alte e le sue correnti (che mi sfidano mentre nuoto), o la sua sabbia che mi si infila ovunque e a volte non riesco a togliere neanche sotto la doccia.

Il paradosso è che queste sue “bizze” da primadonna la rendono ancora più attraente ai miei occhi.

AMORE PER POCHI

Mi è stato detto da molti:

“Fuerteventura non ha vie di mezzo. O la ami e non puoi fare a meno di lei, o la detesti e non vorrai tornarci.”

Sono pienamente d’accordo: non è un’isola per tutti.

Chi si aspetta stabilimenti balneari con ombrelloni infiniti e bar aperti 24 ore su 24, dove animatori ti spingono a fare acquagym, chi vuole stendersi su lettini che massaggiano, mangiando pastasciutte, sorseggiando cocktails e ballando giorno e notte, non sarà a suo agio a Fuerteventura.

Chi detesta sabbia e vento, chi si lamenta se le spiagge non sono attrezzate, chi vuole fare shopping in centri commerciali infiniti, chi non vuole uscire dal villaggio turistico, non gradirà quest’isola e probabilmente non ci tornerà.

Al contrario gli amanti dello sport, della natura, le persone capaci di apprezzare panorami mozzafiato dalla struggente bellezza, spiagge dove praticare infinite attività sportive, i curiosi disposti a provare saporiti cibi autoctoni a base di formaggio di capra, carne e pesce alla griglia, ameranno Fuerteventura a tal punto da tornarci molte volte.

GELOSIA

E come molti innamorati sono gelosa, direi visceralmente gelosa.

Arrivo ad arrabbiarmi quando sento persone che denigrano la mia amata, o le mancano di rispetto insudiciandola e inquinandola.

Non sopporto chi la umilia, la discredita la maltratta con atteggiamenti stupidi come gettare un mozzicone di sigaretta in spiaggia.

Soffro pensando a quante persone ogni giorno compiano questi sconsiderati gesti, le cui conseguenze negative molte volte sopravviveranno a chi li ha compiuti.

Confido nella forza della natura, nella sua pazienza, nella sua saggezza; so che sarà capace di sconfiggere, superare e perdonare l’inciviltà umana.

Dopotutto il pianeta terra ha già superato bombardamenti di meteoriti, tempeste solari, glaciazioni, eruzioni vulcaniche, tsunami, placche tettoniche in movimento; ha assistito all’estinzione di numerose specie animali, alcune anche apparentemente più forti e potenti degli esseri umani.

Diamole tempo, lei sa come e cosa fare per il suo bene.

Tratto da “Vivere in Ciabatte”.

Non si puo’ prevedere esattamente quello che succedera’ a Genova quando inizia a piovere forte.

#genova sa essere generosa in modo assoluto e commovente.

D’inverno, la mia terra sa offrire cieli azzurri che si confondono con i mille diversi turchesi del mare, ed esaltano il verde delle colline che la incorniciano.

Spesso ci si puo’ sdraiare sulla spiaggia in maniche corte anche nei mesi piu’ freddi dell’anno, godendo di giornate limpide e clima mite.

Ma quando piove, Genova sa anche fare #paura, e chi la conosce lo sa bene.

Se vuole, il cielo sa riempirsi velocemente di nuvoloni neri, minacciosi e cupi.

Poi arrivano tuoni fortissimi, che fanno vibrare i vetri delle finestre, impazzire allarmi di auto e case, che non smettono di suonare e sembrano sirene che avvisano di un bombardamento imminente.

E poi ci sono i fulmini, migliaia di saette nel cielo, che illuminano a giorno anche le serate piu’ buie, e squarciano il mare con le loro traiettorie infuocate.

E infine appare l’acqua: tonnellate di pioggia che sembra sparata da folli quanto giganteschi idranti.

Acqua che in pochi minuti purtroppo decide di cancellare vite, e allagare scantinati, tunnel, case, negozi distruggendo quello che e’ stato costruito spesso senza criterio.

Acqua invincibile, inarrestabile che esonda da tombini, da letti di fiumi inadeguati a contenerla.

Acqua che non ha pieta’, che non ha scrupoli, che si unisce al vento per aumentare la sua rabbia potente, e dimostrare la sua forza indiscutibile.

Non si puo’ prevedere esattamente quello che succedera’ a Genova quando inizia a piovere forte.

Le autorita’ diffondono gli “allerta meteo” gialli, arancioni, o rossi, e mettono in moto le procedure di emergenza, ma sanno bene che, all’arrivo di ogni perturbazione, Genova li costringera’ a fronteggiare qualcosa di inedito.

I liguri sanno che dopo ogni tempesta non ci sara’ spazio per #mugugnare e basta: gli #angelidelfango si rimboccheranno come sempre le maniche, e si lavorera’ duro per ripulire questa terra tanto bella e generosa, quanto pericolosa.

L’allerta meteo di ieri e’ passata senza accanirsi sulla mia citta’: stavolta il cielo ha deciso far esplodere le pericolose bombe d’acqua in mare aperto, e purtroppo in Toscana.

Questa volta Livorno piange, e piangiamo anche noi liguri, perche’ sappiamo cosa si prova quando l’acqua travolge vite umane.

A me ha insegnato a far funzionare il cervello…

Molti considerano la Programmazione Neuro Linguistica come un “semplice elogio al pensiero positivo” e ritengono che basti ripetersi (e magari gridare ad alta voce con un finto sorriso) slogan quali: “Entusiasmo! Che bello! Sorridi alla vita! Ho deciso di essere felice!“ e accadranno miracoli.

Non amo le frasi “postate” sui social network come: “Puoi ottenere tutto ciò che vuoi, basta volerlo! Oggi sarà una bellissima giornata! Ho deciso che oggi è il primo giorno della mia nuova vita! Essere felice è tua responsabilità!” e potrei continuare per secoli.

LA PNL PER ME:

Per me la PNL è una tecnologia, una miniera di strumenti attraverso i quali posso scegliere la vita che voglio vivere e la persona che voglio essere.

PIU’ CONTENUTO E MENO INVOLUCRO

Ho iniziato a interessarmi alla PNL nel 2006; da allora ho letto molti libri, frequentato seminari di “crescita personale” (alcuni a dir poco “travolgenti”), passeggiato su braci ardenti, assistito a molte conferenze, ascoltato decine di audio-guide.

Confesso di aver provato diffidenza, scetticismo e addirittura disagio in molte occasioni.

Ho dovuto sforzarmi molto, soprattutto all’inizio dei miei studi: allora ero convinta che la PNL fosse una sorta di baggianata persuasiva, che consistesse in trucchi e artifici destinati a imbonitori e venditori di fumo.

Nonostante i miei preconcetti, ho continuato a studiare la PNL e – soprattutto – a praticarla il più’ possibile: man mano ho scoperto che esistono professionisti capaci, e ho imparato a focalizzare la mia attenzione più’ sui contenuti di questa disciplina, e meno sull’involucro.

RICORDA! UN BUON COACH DI PNL SI RICONOSCE DALL’ESEMPIO CHE DÀ E DALLA QUALITÀ DI VITA CHE VIVE!

Sai di voler cambiare, ma non sai da dove e da cosa cominciare?
Forse e’ arrivato il momento di chiederti in modo efficace:”cosa c’è che non va?” e attivare il tuo cambiamento!

Contattami se vuoi approfondire cosa siano la PNL e il Coaching!
Scrivi a: lauracarbonecv@gmail.com

Darsi da fare e’ l’antidoto alla pigrizia e alla lamentela sterile!

Fuerteventura è talmente piena di capre che da anni questi animali ne sono diventati il simbolo.

Ogni souvenir le raffigura, e loro, noncuranti, passano le giornate a masticare piante e a farsi fotografare dai turisti.

Si cibano di arbusti, e prediligono quelli semigrassi, perché più ricchi di acqua.

Mentre sgranocchiano magari pensano:

“Dovremmo iniziare a farci pagare, almeno un euro a foto”.

Se così fosse potrebbero permettersi di andare al ristorante ogni sera, dato il numero impressionante di scatti che le immortalano.

FORTI E FLESSIBILI

Ciò che più ammiro di questi animali è la capacità di sopportare la siccità; si sono abituate a non bere, sanno approfittare della poca quantità di acqua che si accumula sulle piante grazie all’escursione termica tra giorno e notte.

Sono un perfetto esempio di come la flessibilità sia la vera forza, di come darsi da fare sia meglio che arrendersi, di come lottare per sopravvivere sia l’antidoto alla pigrizia e al lamento, così caro agli umani.

COINQUILINI NEL DESERTO

Nel deserto, oltre agli scoiattoli (con i quali condividono fama e celebrità) le capre hanno altri coinquilini.

Non è raro incontrare i numerosi ricci (erizo), che si mimetizzano con facilità nel deserto, sfruttando la loro colorazione perfettamente tono su tono.

E le numerose specie di uccelli, tra i quali l’Ubara, della quale una varietà è presente solo sull’isola di Fuerteventura.

E i diversi tipi di lucertole, che passano la loro giornata fuggendo dai predatori, e rilassandosi al sole su qualche sasso.

A Fuerteventura non esistono serpenti, né scorpioni o ragni velenosi o altre creature pericolose.

NATURA VIVA

Tutta questa vita si muove in un palcoscenico di sabbia, terra e cielo che sembra un dipinto.

Un capolavoro di accostamenti cromatici, dove niente è casuale.

Il piumaggio e il manto degli animali sono stati pensati e progettati per mimetizzarsi alla perfezione, la composizione vulcanica della terra e delle rocce è stata realizzata per accogliere e nutrire le specie vegetali che regolano l’ecosistema.

Il tutto orchestrato dall’umidità notturna che fornisce l’unico elemento insostituibile quanto indispensabile: l’acqua.

Non temere, puoi sempre fuggire da lei…

Ognuno di noi ha un nemico formidabile con il quale fare i conti: la paura.

La paura è un sentimento potente, in grado di fornire alibi inattaccabili e scuse convincenti a chicchessia.

Di fronte a un nuovo obiettivo, un nuovo desiderio o una nuova prova da affrontare, è facile avere paura; anzi, è naturale.

La paura consente a molte persone di non commettere errori clamorosi, ma priva altrettanti individui di vivere esperienze indimenticabili.

Conosco persone che hanno paura addirittura di sognare una propria differente esistenza: solo pensare e immaginare una diversa e nuova vita provoca in loro una istantanea censura interna.

Ho amici che dichiarano costantemente quanto il loro impiego gli stia rovinando la vita, ma il solo pensiero di cercare un’occupazione alternativa li terrorizza.

È FACILE FABBRICARE SCUSE

Modestamente ero (e a volte lo sono anche ora) una campionessa nel fabbricare scuse: in passato raggiungevo le mie performance migliori per evitare di andare in palestra, soprattutto d’inverno quando dove vivevo faceva un freddo bestiale.

Trovare scuse per non cambiare una situazione che a parole detesti, ma nei fatti consideri accettabile è un meccanismo di “autodifesa”.

Anche se dichiari apertamente di voler mollare tutto e ricominciare, il tuo istinto di sopravvivenza ti fornirà innumerevoli scuse per procrastinare, posporre o addirittura sabotare un cambiamento radicale.

PUOI SCEGLIERE: CONTINUARE COSI’, O CAMBIARE

Se decidi di non arrenderti alla paura dell’ignoto, inizierai inevitabilmente il tuo processo di cambio.

Nel mio libro consiglio di partire analizzando accuratamente le tue risorse finanziare, i tuoi talenti, i vantaggi della tua attuale situazione, e ti chiedo di farlo per un anno.

So che ti sembrera’ una follia: tu vuoi cambiare vita ora!

Ti capisco, bene, perche’ anche io per ben due volte sono partita all’avventura, e sono tornata indietro acciaccata e impoverita.

Proprio per questo insisto che il punto di partenza sia acquisire la consapevolezza su chi sei ora, su cosa vuoi diventare, e dei mezzi e delle possibilita’ dei quali disponi.

NON TEMERE: il cambio non e’ obbligatorio!

SE HAI PAURA DI SFIDARE LA PAURA, puoi sempre continuare fare e dire cio’ che hai sempre fatto o detto!

(estratto da pag. 39 del mio libro «C.V.: Metodo per Cambiare Vita in modo intelligente»)