O si impara a rallentare a rispettare i ritmi di questo luogo e della sua gente, o meglio cambiare isola.

UN PARADISO, MA NON PER TUTTI

Conosco persone che definirebbero la mia vita noiosa, o “da pensionata”.

Fuerteventura mi da oggi quello che cerco, ovvero la possibilità di vivere con ritmi calmi, in un luogo dove la natura padroneggia.
 Sono felice di adattarmi a una vita meno pretenziosa, più spartana e per niente mondana.

Evito centri commerciali e negozi, o locali notturni.
 Vado al ristorante di rado: mi piace cucinare e gustare i piatti che preparo secondo i miei gusti.

Non mi annoio trascorrendo giornate e serate in casa: amo dedicarmi alle mie passioni, ai miei studi, senza dover guardare continuamente l’orologio.

ABITUARSI ALLA CALMA

Ho imparato a essere paziente. Accetto senza scandalizzarmi negozi chiusi anche se l’orario di apertura prevederebbe il contrario.Sono capace di adeguarmi ai ritmi calmi di Fuerteventura.

Ho capito che tolleranza e flessibilità sono le chiavi per vivere qui senza frustrazione; non faccio una piega se devo cambiare i miei programmi, e non mi arrabbio quando giro a vuoto perché chi mi ha dato un appuntamento non si è presentato.

TUTTI A LA FERRETTERÌA

Non mi innervosisco quando affronto lunghe attese alla ferreterìa (ovvero la ferramenta, uno dei luoghi più frequentati perché ahimè è assai facile che qualcosa si rompa), né mi abbandono a polemiche sterili se non ottengo la risposta che avrei desiderato.

Mi sento un’ospite su quest’isola, e faccio di tutto per comportarmi bene.
 So che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri; per questo motivo rispetto norme e cerco di farmi guidare dal buonsenso e dall’educazione.

I precisini, gli amanti della polemica sterile, ingegneristica e provocatoria difficilmente si adatteranno a Fuerteventura. Anzi, si stresseranno, si arrabbieranno e soffriranno il doppio rispetto all’Italia.

O si impara a rallentare a rispettare i ritmi di questo luogo e della sua gente, o meglio cambiare isola. Provare per credere.

Cambi ragionati o fughe dalla realtà?

Cambiare vita – o almeno dichiarare di volerlo fare – in questi ultimi anni sembra essere diventata una moda, un po’ come per le intolleranze alimentari.

Se non sei intollerante ai latticini, allo zucchero eo farina bianchi e super raffinati, ovviamente al glutine o almeno ai peperoni c’è sicuramente qualcosa che non va in te.

In qualunque contesto e colloquio è facile che qualcuno tiri fuori l’argomento, e spari (magari a caso) una frase del tipo:

“magari potessi cambiare città, o lavoro, o #mogliemarito….: risolverei tutti i miei problemi e finalmente troverei la felicità”.

FOLGORATI E ORGANIZZATI O …..SOLO IN FUGA?

Da quando ho dato le dimissioni dal mio impiego, ormai 4 anni fa, vedo nascere come funghi blog e siti internet che raccontano storie di stravolgimenti epocali di altrui vite.

Per non parlare della moltitudine di articoli giornalistici che raccontano “folgorazioni sulla via di Damasco” che portano a cambi radicali di stili di vita.

Certe storie più’ che dei downshifting mi sembrano delle fughe dalla realtà; in alcune addirittura riconosco la “impulsività un po’ folle” che mi accompagnava nei miei due precedenti tentativi di cambio vita finiti male.

Vorrei gridare a certe persone:” attento, pianifica e non volare come un missile fuori controllo remoto, rischiando di mancare il tuo obiettivo ed atterrare fracassandoti”.

Poi penso: “Chissà se mi presterebbero attenzione; io non avrei ascoltato un suggerimento del genere mentre perdevo tempo e denaro girando a vuoto, perché ero davvero convinta di sapere già tutto”.