Non si puo’ prevedere esattamente quello che succedera’ a Genova quando inizia a piovere forte.

#genova sa essere generosa in modo assoluto e commovente.

D’inverno, la mia terra sa offrire cieli azzurri che si confondono con i mille diversi turchesi del mare, ed esaltano il verde delle colline che la incorniciano.

Spesso ci si puo’ sdraiare sulla spiaggia in maniche corte anche nei mesi piu’ freddi dell’anno, godendo di giornate limpide e clima mite.

Ma quando piove, Genova sa anche fare #paura, e chi la conosce lo sa bene.

Se vuole, il cielo sa riempirsi velocemente di nuvoloni neri, minacciosi e cupi.

Poi arrivano tuoni fortissimi, che fanno vibrare i vetri delle finestre, impazzire allarmi di auto e case, che non smettono di suonare e sembrano sirene che avvisano di un bombardamento imminente.

E poi ci sono i fulmini, migliaia di saette nel cielo, che illuminano a giorno anche le serate piu’ buie, e squarciano il mare con le loro traiettorie infuocate.

E infine appare l’acqua: tonnellate di pioggia che sembra sparata da folli quanto giganteschi idranti.

Acqua che in pochi minuti purtroppo decide di cancellare vite, e allagare scantinati, tunnel, case, negozi distruggendo quello che e’ stato costruito spesso senza criterio.

Acqua invincibile, inarrestabile che esonda da tombini, da letti di fiumi inadeguati a contenerla.

Acqua che non ha pieta’, che non ha scrupoli, che si unisce al vento per aumentare la sua rabbia potente, e dimostrare la sua forza indiscutibile.

Non si puo’ prevedere esattamente quello che succedera’ a Genova quando inizia a piovere forte.

Le autorita’ diffondono gli “allerta meteo” gialli, arancioni, o rossi, e mettono in moto le procedure di emergenza, ma sanno bene che, all’arrivo di ogni perturbazione, Genova li costringera’ a fronteggiare qualcosa di inedito.

I liguri sanno che dopo ogni tempesta non ci sara’ spazio per #mugugnare e basta: gli #angelidelfango si rimboccheranno come sempre le maniche, e si lavorera’ duro per ripulire questa terra tanto bella e generosa, quanto pericolosa.

L’allerta meteo di ieri e’ passata senza accanirsi sulla mia citta’: stavolta il cielo ha deciso far esplodere le pericolose bombe d’acqua in mare aperto, e purtroppo in Toscana.

Questa volta Livorno piange, e piangiamo anche noi liguri, perche’ sappiamo cosa si prova quando l’acqua travolge vite umane.

A me ha insegnato a far funzionare il cervello…

Molti considerano la Programmazione Neuro Linguistica come un “semplice elogio al pensiero positivo” e ritengono che basti ripetersi (e magari gridare ad alta voce con un finto sorriso) slogan quali: “Entusiasmo! Che bello! Sorridi alla vita! Ho deciso di essere felice!“ e accadranno miracoli.

Non amo le frasi “postate” sui social network come: “Puoi ottenere tutto ciò che vuoi, basta volerlo! Oggi sarà una bellissima giornata! Ho deciso che oggi è il primo giorno della mia nuova vita! Essere felice è tua responsabilità!” e potrei continuare per secoli.

LA PNL PER ME:

Per me la PNL è una tecnologia, una miniera di strumenti attraverso i quali posso scegliere la vita che voglio vivere e la persona che voglio essere.

PIU’ CONTENUTO E MENO INVOLUCRO

Ho iniziato a interessarmi alla PNL nel 2006; da allora ho letto molti libri, frequentato seminari di “crescita personale” (alcuni a dir poco “travolgenti”), passeggiato su braci ardenti, assistito a molte conferenze, ascoltato decine di audio-guide.

Confesso di aver provato diffidenza, scetticismo e addirittura disagio in molte occasioni.

Ho dovuto sforzarmi molto, soprattutto all’inizio dei miei studi: allora ero convinta che la PNL fosse una sorta di baggianata persuasiva, che consistesse in trucchi e artifici destinati a imbonitori e venditori di fumo.

Nonostante i miei preconcetti, ho continuato a studiare la PNL e – soprattutto – a praticarla il più’ possibile: man mano ho scoperto che esistono professionisti capaci, e ho imparato a focalizzare la mia attenzione più’ sui contenuti di questa disciplina, e meno sull’involucro.

RICORDA! UN BUON COACH DI PNL SI RICONOSCE DALL’ESEMPIO CHE DÀ E DALLA QUALITÀ DI VITA CHE VIVE!

Sai di voler cambiare, ma non sai da dove e da cosa cominciare?
Forse e’ arrivato il momento di chiederti in modo efficace:”cosa c’è che non va?” e attivare il tuo cambiamento!

Contattami se vuoi approfondire cosa siano la PNL e il Coaching!
Scrivi a: lauracarbonecv@gmail.com

Darsi da fare e’ l’antidoto alla pigrizia e alla lamentela sterile!

Fuerteventura è talmente piena di capre che da anni questi animali ne sono diventati il simbolo.

Ogni souvenir le raffigura, e loro, noncuranti, passano le giornate a masticare piante e a farsi fotografare dai turisti.

Si cibano di arbusti, e prediligono quelli semigrassi, perché più ricchi di acqua.

Mentre sgranocchiano magari pensano:

“Dovremmo iniziare a farci pagare, almeno un euro a foto”.

Se così fosse potrebbero permettersi di andare al ristorante ogni sera, dato il numero impressionante di scatti che le immortalano.

FORTI E FLESSIBILI

Ciò che più ammiro di questi animali è la capacità di sopportare la siccità; si sono abituate a non bere, sanno approfittare della poca quantità di acqua che si accumula sulle piante grazie all’escursione termica tra giorno e notte.

Sono un perfetto esempio di come la flessibilità sia la vera forza, di come darsi da fare sia meglio che arrendersi, di come lottare per sopravvivere sia l’antidoto alla pigrizia e al lamento, così caro agli umani.

COINQUILINI NEL DESERTO

Nel deserto, oltre agli scoiattoli (con i quali condividono fama e celebrità) le capre hanno altri coinquilini.

Non è raro incontrare i numerosi ricci (erizo), che si mimetizzano con facilità nel deserto, sfruttando la loro colorazione perfettamente tono su tono.

E le numerose specie di uccelli, tra i quali l’Ubara, della quale una varietà è presente solo sull’isola di Fuerteventura.

E i diversi tipi di lucertole, che passano la loro giornata fuggendo dai predatori, e rilassandosi al sole su qualche sasso.

A Fuerteventura non esistono serpenti, né scorpioni o ragni velenosi o altre creature pericolose.

NATURA VIVA

Tutta questa vita si muove in un palcoscenico di sabbia, terra e cielo che sembra un dipinto.

Un capolavoro di accostamenti cromatici, dove niente è casuale.

Il piumaggio e il manto degli animali sono stati pensati e progettati per mimetizzarsi alla perfezione, la composizione vulcanica della terra e delle rocce è stata realizzata per accogliere e nutrire le specie vegetali che regolano l’ecosistema.

Il tutto orchestrato dall’umidità notturna che fornisce l’unico elemento insostituibile quanto indispensabile: l’acqua.

Non temere, puoi sempre fuggire da lei…

Ognuno di noi ha un nemico formidabile con il quale fare i conti: la paura.

La paura è un sentimento potente, in grado di fornire alibi inattaccabili e scuse convincenti a chicchessia.

Di fronte a un nuovo obiettivo, un nuovo desiderio o una nuova prova da affrontare, è facile avere paura; anzi, è naturale.

La paura consente a molte persone di non commettere errori clamorosi, ma priva altrettanti individui di vivere esperienze indimenticabili.

Conosco persone che hanno paura addirittura di sognare una propria differente esistenza: solo pensare e immaginare una diversa e nuova vita provoca in loro una istantanea censura interna.

Ho amici che dichiarano costantemente quanto il loro impiego gli stia rovinando la vita, ma il solo pensiero di cercare un’occupazione alternativa li terrorizza.

È FACILE FABBRICARE SCUSE

Modestamente ero (e a volte lo sono anche ora) una campionessa nel fabbricare scuse: in passato raggiungevo le mie performance migliori per evitare di andare in palestra, soprattutto d’inverno quando dove vivevo faceva un freddo bestiale.

Trovare scuse per non cambiare una situazione che a parole detesti, ma nei fatti consideri accettabile è un meccanismo di “autodifesa”.

Anche se dichiari apertamente di voler mollare tutto e ricominciare, il tuo istinto di sopravvivenza ti fornirà innumerevoli scuse per procrastinare, posporre o addirittura sabotare un cambiamento radicale.

PUOI SCEGLIERE: CONTINUARE COSI’, O CAMBIARE

Se decidi di non arrenderti alla paura dell’ignoto, inizierai inevitabilmente il tuo processo di cambio.

Nel mio libro consiglio di partire analizzando accuratamente le tue risorse finanziare, i tuoi talenti, i vantaggi della tua attuale situazione, e ti chiedo di farlo per un anno.

So che ti sembrera’ una follia: tu vuoi cambiare vita ora!

Ti capisco, bene, perche’ anche io per ben due volte sono partita all’avventura, e sono tornata indietro acciaccata e impoverita.

Proprio per questo insisto che il punto di partenza sia acquisire la consapevolezza su chi sei ora, su cosa vuoi diventare, e dei mezzi e delle possibilita’ dei quali disponi.

NON TEMERE: il cambio non e’ obbligatorio!

SE HAI PAURA DI SFIDARE LA PAURA, puoi sempre continuare fare e dire cio’ che hai sempre fatto o detto!

(estratto da pag. 39 del mio libro «C.V.: Metodo per Cambiare Vita in modo intelligente»)

La sua storia piacerebbe a #Indiana Jones.

La mia cara amica Inma un giorno mi ha detto: “se vuoi assistere ad uno spettacolo emozionante e inedito ogni giorno, siedi sulla stessa pietra di fronte alla montagna sacra di Tindaya al tramonto: ferma nel medesimo luogo, vedrai ogni sera un paesaggio nuovo e bellissimo.”

IL MISTERO NE ACCRESCE IL FASCINO

Tindaya e’ il luogo che in epoca preistorica gli aborigeni dell’antico popolo Maho, primi abitanti di Fuerteventura, deputarono al culto e alla spiritualità.

Nell’area della montagna esistevano oltre 300 incisioni podomorfe (ovvero raffiguranti sagome di piedi umani), orientate verso il punto del solstizio d’inverno.

Incisioni come queste si trovano solo a Fuerteventura, Lanzarote e nel nord Africa, ma solo la montagna di Tindaya ne raccoglie tante.

Non si conosce l’esatto significato di questi disegni: si e’ scoperto che le incisioni di Lanzarote sono rivolte esattamente verso Tindaya, mentre quelle rinvenute a Tindaya sono orientate in mondo estremamente preciso verso il tramonto nei vari periodi dell’anno. Nel solstizio d’inverno, questo coincide con la posizione del Teide (vulcano di Tenerife, la montagna più alta di Spagna) e verso l’isola di Gran Canaria. Molti misteri restano da scoprire.

MONUMENTO NATURALE DA RISPETTARE

La montagna di Tindaya e’ un luogo unico, ricco di storia, cultura, arte, magia, mistero, introspezione e ahime’ speculazioni e progetti controversi.

Nel 1987 e’ stata riconosciuta Monumento Naturale, ma questo non ha impedito il suo sfruttamento: dal 1991 si e’ trasformata in cava dalla quale estrarre la trachite , tipo di roccia vulcanica. Quest’attività e’ terminata, anche se ha lasciato visibili cicatrici sulla montagna.

DIVIETO DI ACCESSO AI NON ACCOMPAGNATI DA UNA GUIDA

La maggior parte delle incisioni podomorfe sono praticamente invisibili alla luce del sole, per questo, senza accorgersene e senza cattive intenzioni, semplicemente camminando, ne sono state distrutte moltissime.

Per questo le istituzioni hanno proibito la salita e le visite alla montagna di Tindaya: e’ necessario un richiedere un permesso alla Consejeria del Medioambiente per scalare la montagna, e si puo’ farlo solo se accompagnati da una guida.

C’È CHI LA PROTEGGE DA OLTRE 30 ANNI CON CON IMPEGNO E CORAGGIO

Sabato sono stata a una conferenza organizzata dallo storico gruppo che forma la “coordinadora montañaTindaya”

#canariasportindaya #elmonumentoyaexiste #tindayanosetoca

Erano presenti archeologi, professori universitari, giornalisti e cittadini provenienti da molte isole dell’arcipelago.

Riporto ciò che ho ascoltato.

Di fronte a ritrovamenti di tale rilevanza archeologica, istintivamente ci si aspetta dalle istituzioni la ferma intenzione di tutelare cotanto patrimonio in ogni modo possibile.

Secondo gli organizzatori della conferenza, a Tindaya e’ accaduto qualcosa di difficilmente comprensibile.

La montagna nella sua interezza e’un patrimonio storico e culturale; inspiegabilmente solo la cima e’ stata decretata BIC (bene di interesse culturale), come se fosse un pezzo di terra che galleggia nell’aria.

Un po’ come se si decretasse come patrimonio storico la sola cupola di San Pietro, senza estendere la qualifica alla basilica sottostante.

Il comitato di coordinamento che ha organizzato la conferenza sostiene che questa stravagante decisione e’ stata presa per permettere la realizzazione del progetto (tuttavia non presentato nel dettaglio e per ora bloccato) dello scultore Eduardo Chillida (deceduto nel 2002), il quale nel 1993 propose di svuotare letteralmente la montagna, per “creare un monumento che esalti il vuoto”.

Si stanziarono oltre 12 milioni di euro per realizzare uno studio di fattibilità del piano di Chillida, anche se non e’ chiaro come siano stati spesi.

La società civile si e’ opposta da subito a questo progetto, ricorrendo alla giustizia per bloccarlo, e adducendo il condivisibile argomento che “il monumento già esiste, ed e’ la montagna stessa”.

Il concetto fondamentale non è che la montagna sia sacra perché gli aborigeni pre-ispanici incisero lì le figure podomorfe, ma tutto il contrario. Le incisero lì perché la montagna era per loro sacra.

Forse se tutto quel denaro fosse stato destinato a finanziare studi archeologici o progetti che tutelassero la montagna e il territorio circostante, avremmo potuto scoprire altri tesori nascosti.

Sabato hanno detto che, oltre ai milioni, sono purtroppo spariti molti reperti, e questo e’per me il dato più triste.

UN PAESAGGIO NUOVO OGNI GIORNO

La mia amica Inma ha ragione: ogni volta che guardo la montagna di Tindaya, scopro nuovi e meravigliosi paesaggi: spero che la sua storia e il suo fascino trovino il modo di resistere alla natura ingorda che spesso contraddistingue la razza umana.